Oggi sono andato a Torino.
Non è un evento eccezionale, capita spesso e presa a piccole dosi è piacevole.
Siccome la piccola Zinedine, coi suoi 8 anni e mezzo e 160000 km, ha un'affidabilità limitata e la Milano-Torino è un cantiere a pagamento pericolosissimo ci vado in treno prendendolo a Vercelli. Ovviamente arrivo sempre 5 minuti prima della partenza del treno. In quei cinque minuti devo trovare parcheggio, correre alla stazione, comprare il biglietto, raggiungere il binario 2 e salire sul treno.
Per il parcheggio non c'è problema, la Mini è parcheggiabile in qualsiasi direzione in qualsiasi superficie superiore al metro quadro. Correre alla stazione con la borsa piena di computer portatili, alimentatori e libri è già più difficile, ma me la cavo in un minuto poichè sono giovane ed aitante.
La cosa più odiosa è il biglietto. Il bigliettaio di Vercelli mi odia. Si vede lontano un miglio che sono un ingegnere e che devo andare a Torino e lui lo sa benissimo che sono le 8.11 e il treno parte alle 8:13. Mi vede che ho fretta, lo sa. Nonostante questo finisce di commentare la notizia del giorno col collega, fa una battuta su Prodi, una sulla Juve e scazzatissimo si rivolge a me per ascoltare il mio "unandataeritornopertorino". Ci mette un minuto buono per darmi il resto, quando i due biglietti sono già stampati da un pezzo.
Per questo motivo riesco a prendere il resto, metterlo nel portafogli assieme al biglietto di ritorno, obliterare il biglietto, uscire sui binari, fare il sottopassaggio, risalire sul binario 2 e salire sul Milano-Torino in 4 secondi netti. So che è fisicamente impossibile ma ce la faccio. Anche se calcolaste la dimensione minima delle ali di un coleottero direste che non può volare, eppure vola.
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Comunque sia salgo sul treno e applico la mia personalissima teoria ottimale per la scelta del posto perfetto. L'uomo medio per scegliere il posto tiene conto di svariati aspetti quali: libertà di movimento (se possibile quattro posti liberi), parte non soleggiata, vicini non rumorosi/minacciosi/conoscenti indesiderati, pulizia del sedile, condizione della carrozza, ecc.Tempo perso. Io punto verso la testa del treno fino a quando non trovo una bella gnocca. Cosa volete, vivo in Valsesia, non ho molte occasioni per vederne (guardare e non toccare non è peccato).
Oggi gnocche non ce n'erano e sono arrivato all'ultimo vagone prima della locomotiva. E' più corto degli altri e aveva solo sette occupanti ma compreso. Sulla destra violinista straniera prima-volta-a-torino-non-so-dove-scendere. Sulla destra di spalle tabbozzo di periferia marchiato Essenza con telefonino/televisore al plasma con suoneria "Sere nere" di Tiziano Ferro. Di fronte al tabbozzo, vecchina indignata (senza motivo, indignata di default) con di fianco giovane manager/leccaculo con portatile intento a digitare. Completano il gruppetto studente di ingegneria (sicuro al 100% li riconoscerei tra mille) e zitellona con lavoro frustrante. Dopo aver come mio solito catalogato superficialmente ed alquanto arrogantemente tutte queste persone mi accingo ad ottimizzare un programmino che non mi funzionava col mio portatile quando, all'improvviso, il terrore.
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Qualcuno ha tirato una brenza. Sicuro. Terrificante. Aria irrespirabile e finestrini su. 2 minuti di inferno. Giuro che non sono stato io (in genere, quando lo faccio, mi alzo in piedi con tono di sfida/vanto).
10 a 1 che è stata la violinista, sono aperte le scommesse.
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Arrivo a Torino Porta Susa, scendo, respiro, faccio i biglietti del tram e mentre sono lì che finalmente mi sto svegliando (sono le nove passate e sono in piedi dalle sei) salgo sul 10 che mi dovrebbe portare al Politecnico. Sto ancora pensando se quel dannato coefficiente c3 negativo è un fenomeno di stiffening o hardening quando, anzichè andare verso il Poli faccio un bel giro attorno a quelle due merde di mascotte di Torino 2006 (Icy e Ball, Pallina e Cubetto, Neve e Frisk come cacchio si chiamano) e mi riportano dove sono salito, dove scendo con le altre dieci persone che si sono sbagliate come me prendendo la navetta 10 anzichè il tram 10 (grazie al comune di Torino per avergli dato lo stesso numero).
Alla fine al Politecnico ci sono arrivato anche questa volta e neppure al ritorno sul treno ho trovato la gnocca per sedermi. O sono diventato troppo difficile oppure l'infinita bellezza della mia dolce Didona ormai riduce le altre ragazze ad esseri a me completamente indifferenti.Tranne quella che ho visto al Bar Katia. Tranne quella che ho incrociato in macchina nella rotonda del Cavour a Borgosesia. Tranne Natalie Imbruglia. Ok, sono diventato difficile.