10 giugno 2006

I consigli del sabato alla Didona (2)

Il mio difficile percorso di completa integrazione valsesiana (impostomi per motivi misteriosi dal Busca, che evidentemente accetta a fatica le mie origini pugliesi), partito in anni ormai remoti e non sospetti con l’attenta degustazione della toma, proseguito con la comprensione del dialetto e lo studio delle abitudini valsesiane, si avvia alla sua fase matura (in questo ventisettesimo anno, l’anno della crisi), in attesa del traguardo, che il Busca ha fissato nell’acquisizione degli scapini (che voi credete si posano comprare e a basta e invece a quanto pare presuppongono un percorso mentale e psichico complesso). Per ora siamo nella fase miacce.
Premessa. Io adoro le miacce, se mi capita le mangio a sei a sei con avidità e truculenza. Ma farle è un’altra cosa, soprattutto per Miss Disastro in cucina, soprattutto se da esse dipende il proseguio del percorso di integrazione completa cui si accennava.
Tutto è cominciato con un regalo di compleanno: il ferro per le miacce (io avrei preferito una maglietta, un orologio, un libro, un CD, una borsetta, una collina di brillanti, tutt’al più anche il Game Boy Advance o una Barbie ).
Un regalo che era un messaggio esplicito e non aggirabile. Un fallimento poteva essere il colpo di grazia per la mia già difficile situazione psicologica…
E invece oggi, a mesi di distanza, dico: “Grazie, Busca”.
Non essendo difficile come la ricetta del tacchino ripieno, infatti la miaccia non mi ha dato problemi, anche se sostengo che il peso dell’aggeggio sia eccessivo e alla trentesima miaccia comincio a piagnucolare. Insomma pare che anche questa fase stia per concludersi felicemente.Tutti i miei timori erano infondati. La miaccia non fa più paura alla timorosa Didona, che all’inizio aveva scongiurato e pianto perché le venisse concesse l’alternativa di potersi integrare migliorando la tecnica di sci, apprendendo tutte le specie di funghi (inutile: lo schizzinosissimo Busca non li mangia), imparando il puncetto, specializzandomi nella morra per appassionanti sfide in alta valle. E invece era solo Miacce e scapini. Scapini e miacce. Ora mi sento vicina la traguardo, e forse questo mi aiuterà a vincere anche la crisi del ventisettesimo anno. Ora niente mi può più fermare… Tranne una cosa: imparare a fare la polenta come nella migliore tradizione valsesiana. Ma non ditelo al Busca…Il mio compleanno è abbastanza vicino.

09 giugno 2006

Geppo risponde (1)

Vi lascio al mio collaboratore del venerdì per le risposte ai vostri quesiti che ritiene più interessanti. Questa settimana ha scelto il messaggio di Ceruti-Marzullo.
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Domanda
La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?
Yangus Ceruti, Scopa (VC)
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Risposta del Prof. Geppo
I più distratti di voi potrebbero pensare che si tratti di una domanda di stampo filosofico, in realtà la risposta è una razionale banalità. Innanzitutto le due cose non si escludono a vicenda poichè ipoteticamente la vita potrebbe essere un sogno ed essa stessa, essendolo, potrebbe aiutarsi nel migliorarsi. Peccato però che la vita non sia un sogno poichè sappiamo tutti che, come ci insegnano migliaia di cartoni animati, quando si sogna se ti dai un pizzicotto non ti dovrebbe fare male, mentre poco fa per testare questa teoria mi sono provocato dolore. Questo significa che in questo momento io non sto sognando, altrimenti non proverei dolore per il pizzicotto. La prima parte della domanda è quindi generalmente falsa poichè lo è nel mio caso. Potrebbe essere vera soggettivamente, in particolare le persone affette da analgia congenita ovvero quelle persone insensibili al dolore fisico per disturbi del sistema nervoso. Essi facendosi un pizzicotto non proverebbero dolore e non sarebbe possibile scoprire se la loro vita fosse veramente un sogno oppure no. Rimane il fatto che un'affermazione vera soltanto per alcune categorie non può esserlo in assoluto, quindi la risposta alla prima parte è "NO".
Per la seconda parte la faccenda è più complessa. Bisognerebbe capire se il nostro amico Ceruti intenda il sogno come fase del sonno o come desiderio o ambizione di vita. Nel primo caso vi sono varie scuole di pensiero. Il famoso sogno erotico adolescenziale, ad esempio, è un caso di apparente miglioramento della vita ma in realtà è l'opposto. Per due motivi. Dormi ma stai sognando di essere ancora al pub dove eri prima di rincasare, quindi sogni di flirtare con la ragazza che ti fissava al bancone, di portarla a casa tua e di fare all'amore. Primo motivo: la mattina ti svegli convinto di tutte queste cose e fai delle figure di cacca irrimediabili con questa persona, che non ti parlerà mai più e quindi la tua vita subirà un teorico peggioramento almeno nel campo sentimentale-sessuale. Secondo motivo: la mattina ti accorgi di avere avuto un chiaro episodio di polluzione notturna con tutti i disagi igienici del caso.
Se Ceruti intende invece il sogno come ambizione la risposta è diversa e dipende dal tipo di sogno e di persona. Se il sogno è banale e facile, una volta realizzato porta una immediata felicità ovviamente seguita però da noia e malessere (sentirsi arrivati e senza nuovi stimoli) e si ha quindi un peggioramento. Se il sogno è troppo difficile si ha invece l'effetto opposto. L'ansia di raggiungere l'obiettivo ci tormenterà per tutta la vita e per quella dei nostri figli su cui scaricheremo i nostri fallimenti.
Concludendo la tua domanda è malposta, ma è prevedibile da uno che abita in località Molino Nuovo. Avresti dovuto chiedermi:"Visto che la vita non può essere un sogno poichè in questo momento un pizzicotto mi sta provocando dolore, è forse possibile che uno specifico sogno, inteso come ambizione, nè troppo facile nè troppo difficile da realizzare, un sogno medio insomma, possa in taluni casi portare un miglioramento nella vita di una persona?" e io ti avrei quindi risposto:"Dipende".
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Il consiglio del Prof. Geppo
Se la polluzione notturna ti capita prima delle due di notte, alzati e pulisciti. Se capita dopo, lascia stare e svegliati la mattina dopo con le lenzuola croccanti.

08 giugno 2006

Le avventure del piccolo Mignotti (5)

Il piccolo Mignotti si è innamorato. Il fascino della piccola Berta, la bambina che a scuola siede nel banco di fronte al suo, lo ha rapito da giorni. Berta Falispa mette i pantaloni a vita bassa con il tanga a vita alta, ride senza motivo ed è, per fare un giro di parole, una baldraccona di basso borgo.
Mignotti le regala fiori, origami e musicassette con compilation calcolate ad hoc e lei risponde sempre con malcelate metafore sessuali che l'inesperto mignotti non riesce a cogliere. Berta ha 11 anni ed un curriculum di esperienze di una trentacinquenne ninfomane. Mignotti ha 10 anni (compiuti da poco) ed il curriculum di esperienze del Busca a vent'anni.
Fatto sta che la Falispa ha già limonato con i suoi compagni Paolo Polenghi, Frollo de Meneghini detto "Parappa the rapper", Bruno Orso detto "Mani di fata" e Giorgio Napolitano detto "Il presidente". Mignotti si rode di gelosia ma è talmente affranto al punto che non riesce nemmeno a combinare uno dei suoi scherzetti ai suoi rivali in amore.Mercoledì prossimo c'è la gita alle grotte di Toirano ed il piccolo Mignotti è riuscito ad aggiudicarsi il posto in Pullman di fianco all'amata scambiandolo con "Il presidente" per il n°1 di Tex appartenente a suo padre. Ha già preparato una poesia da dedicare a Berta sul passo del Turchino e ha messo da parte tutti i suoi vestiti più belli per fare bella figura. Ha persino pulito e messo da parte le sue scarpe da ginnastica preferite, così quando le indosserà ed attaccherà i due strap di velcro formando una "X" sarà un vero superfico.
Adesso sta andando a comprarsi la gommina per pettinarsi i capelli a spazzola.

07 giugno 2006

I consigli alla Didona (2)


Io e la didona abbiamo i bioritmi invertiti: quando io sono smorto e apatico, lei è iperattiva e creativa mentre quando lei è iperattiva e creativa io sono smorto e apatico. Tutto questo per dire che anche il blog di oggi è a cura della mia collaboratrice preferita, visto che io ho sempre meno idee ed i suoi post hanno molto più successo dei miei...
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La crisi del ventisettesimo anno a volte mi prostra completamente. Perché mi rendo conto che in un mondo dove le donne si conquistano a fatica spazi sempre più ampi di successo, responsabilità, riconoscimento collettivo, io sono un freno, una palla al piede per la categoria, ancora impantanata nei peggiori cliché maschilisti…E sapete perché? Perché, lo riconosco: sono un’imbranata. Posseggo, e me ne vergogno infinitamente, quella tara, discriminativamente attribuita alle donne, legata alla guida. Io, quasi solo io (ormai), la confermo, costituendo terreno fertile per le malignità dei detrattori delle donne al volante.
Ora, lo so, la guarigione dalla mia crisi passa anche di qui: aumentare l’autostima acquistando abilità al volante. Vi esporrò i miei principali problemi di guida. Sottoponetemi i vostri consigli per migliorarmi.
Premetto che il problema non è la guida in sé, che non mi da alcun problema, bensì alcuni insignificanti problemi di contorno.
1-IL PARCHEGGIO. L’incrollabile certezza che se si chiama paraurti un perché ci sarà mi aiuta nel concludere felicemente i parcheggi più difficili, ma mi pone al contempo, talvolta, problemi etici.
Del famigerato parcheggio ad esse per fortuna in Valsesia si può fare a meno (a tal proposito un ringraziamento particolare a mio padre per avermi svegliato, ai tempi della scuola guida, la domenica mattina alle sette per torturarmi facendomi percorrere più volte via Vittorio Veneto a Borgosesia a uno allora per farmi provare tutti i parcheggi ad esse possibili).
2-IL SORPASSO. Giammai, a meno che non si tratti di Apecross. A meno che l’Apecross non sia truccato.
3-LA RETROMARCIA. Per motivi misteriosi il concetto stesso di retro mi è ostile, la coordinazione (perfetta in tutti gli altri ambiti) si annulla. Destra e sinista, sterzo e controsterzo si confondono. Però con un adeguato training autogeno preventivo ho imparato a cavarmela.
4-GLI SPAZI STRETTI. Ovvero il garage. Già il mio è piccolo e da un parte da su un muro che rende difficoltose le manovre anche ai più abili. I miei due primi tentativi furono così fallimentari che si è scelto di preferire lasciare che la mia macchina trascorra all’addiaccio i freddi inverni valsesiani. (Dai umiliamoci del tutto: la prima volta, col basculante a metà, sentivo strani scricchiolii sospetti e allarmanti che ho poi scoperto cosa esser solo di fronte all’antenna frisee, la seconda volta ho favorito lo scambio di colore tra fiancata e ingresso).
5-LA BENZINA ALL’AUTOMATICO. Dico di amare il vizio e di voler essere servita. In realtà l’automatico mi intimidisce. Una volta mi sono sporcata di benzina. Ho temuto l’epilogo con torcia umana.
6-L’EPISODIO SFORTUNATO. Quello che capita a tutti almeno una volta nella vita. Quello che, in alcuni casi, ti condanna per sempre agli occhi tuoi e degli altri. La macchia indelebile. Quello che da quel giorno mia mamma, -soprannominta comunque da sempre Fifa-blu-di- tutto-ciò-che-ha-ruote-e-motore e non guidante-, se ne sta al mio fianco con un immotivato sguardo terreo attaccata alla maniglia sopra il finestrino come una scimmia al ramo. E’ forse stata colpa mia se mentre aspettavo il pullman per Vercelli tenendo il naso sul cellulare impegnata a mandare messaggini è passato l’autobus per Vallemosso e io come una fessa ci sono salita e un po’ dopo la Guardella ho pensato toh che strana deviazione. Cretina! E’ colpa mia se già provata da questo episodio, scampata all’ autostop con vecchio da aria bavosa, con assoluta necessità e fretta di andare all’Università, e stanca morta per motivi che non vi sto a dire, sono finita, (peraltro a bassa velocità perché sono prudente) in una risaia di Quinto Vercellese. Sarebbe potuto capitare a chiunque.
In conclusione: sono un caso così grave? C’è rimedio? Sono perduta per sempre? Posso io, ex (prima della crisi) ragazza emancipata, sveglia, in gamba, persino sicura di sé, con le mie imperdonabili lacune, frenare l’assalto delle donne al mondo degli uomini? E comunque questo assalto al mondo degli uomini non potevamo farlo in carrozza, in deltaplano, coi pattini a rotelle o chessoio con un comodissimo treno Eurostar?
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L'epilogo torcia umana mi ha fatto veramente ridere...

06 giugno 2006

Tutti sul blog del Busca!

Questo blog è impaginato male. Oltre a vari bugs che ne compromettono la grafica nel complesso è evidente che l'enorme lunghezza dei posts non è bilanciata dai links a destra turbando il mio senso estetico. La risposta potrebbe essere:"Metti meno posts, così ci mette anche meno tempo a caricarmi la pagina.".
No. Sarebbe troppo facile. Preferisco fare così: chi di voi vuole comparire sulla pagina principale del blog può spedirmi una sua immagine (dimensione 120 x 120 pixel, formato jpg) da mettere lì in fondo a destra nella colonna "Amici del blog del Busca", così io miglioro la grafica e voi potete vantarvi al bar con gli amici di comparire su un sito strafico.
Se siete imbranati con l'elaborazione delle immagini potete mandarmi anche foto con altri formati purchè non siano troppo pesanti da scaricare in quanto a Pila (VC) arriva ancora un debole segnale via telefono anzichè una potente ADSL che mi renderebbe il capo del mondo. Dai, mandamela. Ci tengo, davvero. Mi farebbe sul serio molto piacere. Mi renderebbe davvero felice. Su, non farti pregare. Non intendo pregarvi. Vi supplico.

05 giugno 2006

Fuori dal tunnel


Ce l'ho fatta. Il mio eroe Romano con l'aiuto di Yangus, Jessica ed Angelo ha sconfitto Rhapthorne ed ha riportato la pace a Trodain e paesi limitrofi. Mi sono bastate 64 ore e il livello 40 per sbarazzarmi dell'odiato ciccione. Tra l'altro la principessa Medea non ha nemmeno sposato l'odioso principe Caramels così Romano ha qualche chance di diventare un futuro re e anche di sganciare il gatto ogni tanto, dopo l'esplosione di ormoni causata dal combattere di fianco a Jessica.
Tutto a posto quindi. No. I dannati della square enix, hanno inserito una simpatica stellina nel file di salvataggio che fa presupporre una continuazione. Inoltre dopo un'ora abbondante di finale è comparso un insidioso simbolo rosso in un luogo sinora perfettamente inutile. Come se non bastasse non ho ancora ucciso nemmeno un re slime grigio e quindi il mio gioco non può considerarsi realmente "finito".
Aiutatemi, vi prego, voglio uscire da questo giro. Facciamo così, finisco ancora questa cosina e poi fino all'avvento del Nintendo Wii non gioco più a nulla, ok?

04 giugno 2006

L'angolo del vantone


Ok, mi sono realizzato nel campo fotografico quindi probabilmente da qui a qualche mese svenderò la mia macchina fotografica e la mia stampante nuova di pacca per dedicarmi a qualcos'altro. E' stato facile: non è bastato semplicemente realizzare una bella foto; la mia realizzazione è stata compiuta dal fatto che qualcuno l'ha utilizzata per motivi pratici. Per un ingegnere che non crede nell'arte fine a sè stessa ("l'art pour l'art", Théophile Gautier) questa è una cosa importantissima.
Fatto sta che il grafico de "Edizioni Il Filo" ha trovato su internet una mia foto e mi ha chiesto se poteva usarla per la copertina di un libro. Io gli ho detto:"Va bene, ma me ne mandi una copia". Così se qualcuno di voi trova in libreria "La squadra delle Cròpani" di Pasquale Totaro-Ziella edito da "Il Filo", un libro rosa che parla di una squadra sconclusionata e pezzente (no, non l'inter, ho scritto "pezzente"), sappia che la foto in copertina l'ho fatta io.
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Fine dell'angolo del vantone. La prossima puntata sarà quando qualcun'altro utilizzerà qualcosa di mio per fini pratici (pensavo ad esempio quando utilizzeranno una mia composizione electropop come inno delle olimpiadi).

03 giugno 2006

I consigli del Sabato alla Didona


Lascio la parola alla mia nuova collaboratrice per i post del Sabato, sempre più carenti per via della partita di pallone...
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A grande richiesta (mia) i consigli del sabato del Busca, tutto sommato superflui, si trasformeranno nei consigli del sabato alla Didona. Che ne ha proprio bisogno, perché da qualche mese sta attraversando quella che lei chiama la crisi del 27esimo anno. Infatti si trova continuamente a dover fronteggiare nuovi problemi, sia pratici, sia esistenziali, che la affliggono irrimediabilmente. Comincerò dal più scottante: ho sbagliato tutto.Avrei potuto avere successo nella vita se mai fosse esistita o potesse esistere la figura professionale dell’alunna modello. Naturalmente non esiste, così posso solo crogiolarmi nel ricordo di quanto ero brava alle Elementari, alle Medie, alle Superiori e all’Università (all’asilo no, coi lavoretti manuali ero un disastro ed ero mediocre anche nelle recite di Natale e di fine anno). Pur andando molto bene in tutte le materie (guardate che non mi sto vantando, questa è tutta pura autocommiserazione) ho scelto il modo più complicato per garantirsi un futuro dignitoso (oppure il più semplice per non garantirselo, fate voi): non contenta già del fatto di aver scelto Lettere, ho optato per l’Archeologia, questo strano mondo che sta alla realtà più o meno come Eva Henger sta a Maria Goretti (ecco così per i più scettici ho anche provato le mie ottime doti logiche). Naturalmente mi sono dimostrata brava, ottimi esami, interesse anche extrascolastico, esperienza pratica acquisita con numerosi scavi nonché corsi extra e approfondimenti personali. Poi il capolavoro: invece di, come fanno altri più assennati colleghi, finita l’ubriacatura universitaria, darsi da fare a trovare un’occupazione (con l’iter: FACCIO QUELLO PER CUI HO STUDIATO- FACCIO QUELLO CHE MI PIACE- FACCIO UN LAVORO ALMENO COMODO E BEN PAGATO- FACCIO QUELLO CHE RIESCO A TROVARE, CON STA LAUREA...), ho scelto di provare il dottorato. Naturalmente è andato bene: oceanico concorso alla Sapienza di Roma, ottimo scritto, brillante colloquio, prima in graduatoria, assegnazione della borsa (no, non mi sto vantando, continuo ad autocommiserami). Esperienza universitaria con tantissimo tempo libero, argomento stimolante, possibilità di ricerca feconde… ebbene... esattamente come in qualsiasi attività (come quando dieci anni fa dicevo scrivo un racconto e mi fermavo a pagina otto, come quando da piccola dicevo finirò l’album delle figurine degli Snorkies e poi a meno quattro dalla fine abbandonavo tra gli sbuffi, come quando a minigolf, in testa a metà gara sugli arroganti Ricky Walls e Busca, mi stufo e perdo), ebbene, si diceva... BASTA... MI SONO STUFATA... anni di sacrifici e impegno e quello che faccio NON MI PIACE PIU’. (NON TI PIACE PIUUU’? Questa era mia mamma, che peraltro a onor del vero mi aveva sconsiugliato tutto ciò dieci anni fa). Già... noioso il lavoro, antiquata l’impostazione del medesimo, faticosa e spesso infruttuosa la ricerca, massacrante il lavoro sul campo, inesistenti le prospettive per il futuro, mediocri i miei rapporti con l’ambiente. Insomma un disastro su tutta la linea. A 27 anni a settembre. Dopo anni di convinzione e sforzi. (stupida!!) Ora io, dopo questa faticosa confessione, chiedo un consiglio a voi, sia a quanti mi conoscono bene sia a quanti no (Cek piantala di scuotere la testa con sufficienza, grazie). Consigli di qualsiasi genere, esistenziali, pratici e via dicendo. Siate anche molto ironici e cattivi, che tanto ho le spalle larghe. Evitate, se possibile, consigli su suicidi o attività di meretricio.

02 giugno 2006

Torna il mitico Prof. Geppo


Sono andato ancora a pescare dal mio vecchio sito un personaggio tuttologo, il prof. Geppo, perchè possa rispondere a qualsiasi domanda voi abbiate da porgli. Questa volta però non ho semplicemente copiato un vecchio testo per incollarlo sul blog ma lo ho invitato personalmente a collaborare col blog per il post del Venerdì.
Postate la vostra domanda nei commenti del venerdì precedente e il venerdì successivo il grande Geppo potrebbe scegliere proprio il vostro intervento per dare una delle sue famose risposte ed esaudire la vostra sete di conoscenza. Essendo la prima settimana mi vedo costretto a pubblicare l'unica domanda che non aveva avuto una risposta a seguito del mancato aggiornamento del mitico sito Busca is on the Net! che aveva ospitato Geppo per almeno tre anni.
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Prima di cominciare vorrei riportare di seguito una testimonianza risalente all'anno 2001 dello scandalo che subì a causa di una sua risposta "creativa" che fece venire a galla qualche ombra nel passato di Geppo che, almeno da parte mia, il tempo ha già cancellato di fronte ad un simile personaggio:
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"Recenti indagini e una clamorosa coglionata del signor Duilio Geppo hanno portato alla luce scottanti verità sul suo conto. Grazie all'intervento dell' ingegnere nippo-soviet-franco-bulgaro Kapriel D'Avin si è scoperto che la risposta sulla caduta delle formiche era un falso madornale o almeno era molto imprecisa. Questo ha spinto me (ilbusca) ha fare una verifica sul titolo di studio del sig. Geppo ed ecco cosa ne è emerso:Il sig. Duilio Geppo non è mai riuscito a conseguire la licenza elementare in quanto in tenera età non riusciva mai a ricordarsi il capoluogo dell'Umbria inoltre non era in grado di risolvere il problema del contadino che vende tre mele a duemila lire l'una. Rimasto in quinta elementare fino alla veneranda età di 37 anni impazzì improvvisamente e uccise una trentina di agricoltori di Perugia.
Messo in carcere per omicidio plurimo è stato poi rilasciato per totale infermità mentale e messo in un istituto di recupero dove in un anno ha letto due "Topolino" e la tabellina degli ioni dell'acqua San Benedetto. Ora è ancora in quell'istituto e sta ultimando la lettura del suo primo vero libro : "Io speriamo che me la cavo" nel quale ha trovato molti aspetti in comune con i giovani autori.
Ora io non voglio condannarlo perchè mi ha mentito. Anche Einstein era considerato un ritardato a scuola.
Il sig. Geppo, che io continuo a considerare "il professore" è un ignorante pauroso, ma i suoi consigli hanno dato buonumore e risolto problemi a molte persone.Per questo non lo licenzierò, anzi gli aumenterò lo stipendio perchè io e molti altri (compreso l'ing. D'Avin che lo ha scoperto) gli vogliamo bene e sappiamo che prima o poi Duilio diventerà qualcuno che lascerà il segno (oltre alla X che usa per firmare gli assegni) e vi assicuro che continuerà a rispondere alle vostre domande di qualsiasi genere!Forza Duilio siamo con te!"
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Forza Duilio! Ricominciamo! Ecco la prima domanda della tua nuova vita!
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Domanda
"Caro Prof. Geppo, ho una domanda alla quale deve assolutamente rispondermi. Sono già tre giorni che non riesco a dormire con questo tormento: ma la mallattia di Carrion può essere provocata dalla Bartonella bacilliformis? Mi risponda con precisione per favore, ho fatto una scommessa giù al bocciodromo."
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Risposta del Prof. Geppo
"Piccolo uomo ingenuo. Venire a chiedere a ME di rispondere con precisione. Tsz. Credo proprio che tu abbia vinto la scommessa coi vecchi delle bocce perchè come tutti sanno la Bartonella bacilliformis (ord. Rickettsiales, fam. Bartonellacee) è un coccobacillo gram-negativo, asporigeno, aerobio, mobile (può infatti essere trasmesso da alcuni flebotomi) che provoca la febbre di Oroya o malattia di Carrion, grave anemia febbrile, e la verruca peruviana (solitamente dopo qualche mese), una forma cutane a decorso lungo ma benigno. La malattia della bartonellosi è limitata ad alcune zone del Sud America dove è presente l'insetto Lutzomia, vettore della malattia, che trasmette mediante la puntura. La febbre di Oroya che ne sussegue può anche portare alla morte e per la diagnosi si ricorre all'esame dello striscio di sangue e all'emocoltura."
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Il consiglio del Prof. Geppo
"Se sei in Sud-America e ti punge una Lutzomia, non bestemmiare immediatamente. Potrebbe non essere infetta ma soprattutto le popolazione locali sono molto religiose e potrebbero farti molto più male della Bartonella bacilliformis. Piuttosto fatti dare una foglia di coca da masticare. Aiuta."

01 giugno 2006

Edizione straordinaria


Mi vedo costretto a sospendere l'appuntamento settimanale col piccolo Mignotti a causa di un fatto molto strano che è capitato per ben TRE volte nel corso di questa settimana.
Mercoledì sera stavo andando a cenare dalla mia ragazza. Ero in auto ed avevo davanti a me ben tre autovetture che procedevano verso Varallo Sesia. Ebbene, arrivato allo svincolo per Morca NESSUNA di queste macchine ha svoltato per il paesino e tutte hanno continuato verso la bassa valle.
La cosa di per sè mi ha lasciato allibito. In quasi 9 anni di patente era una situazione inedita ma, dopo lo sbigottimento iniziale, ho dato la colpa al caso e non ci ho pensato più di tanto. Ritornando dopo cena non avevo macchine davanti e mi sono persino dimenticato dell'avvenimento.
Stamattina sono nuovamente sceso a Varallo per recuperare un'attrezzatura urgente. Avevo davanti quattro macchine e di nuovo nessuna di queste ha svoltato per Morca. Al ritorno ero terrorizzato. Un furgone, una Golf e un'apecar. Ancora nessuno.
Mi hanno beccato. Qualcuno dei frequentatori di Morca ha letto il mio post sulla loro anomalia ed ha avvisato tutti gli altri. Adesso sanno che io so e che il loro segreto è stato messo in pericolo per colpa mia. Non so cosa potrà succedere. Forse faranno finta di niente e si trasferiranno da qualche altra parte con il loro carico di mistero o forse verranno a cercarmi per punirmi! Chiedo aiuto a chiunque sappia qualcosa. Se questi inquietanti personaggi mi venissero a cercare potrebbe capitare anche a tutti voi lettori di questo blog perchè sapete!