16 giugno 2006

Geppo risponde (2)

Geppo risponde all'unica persona che gli pone domande... Ceruti. Sempre meglio del Cek che non manda nemmeno una foto.
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Domanda
Perchè le donne schiacciano il dannato tubetto del dentifricio vicino al tappo?
Morrie Ceruti, Scopa (VC)
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Risposta del Prof. Geppo
La risposta al tuo quesito mi è stata data da un mio conoscente assassinato in circostanze misteriose. Nessuno sapeva, prima d'ora, che io ero l'unico custode di questo importante segreto. Ormai non riesco più a tenermelo dentro, devo dirlo a qualcuno o scoppio.
Le ragazze che vivono con te fanno parte della setta di Morca. Gli adepti di questa setta, quasi esclusivamente femminile, compiono giornalmente riti apparentemente comuni che in realtà rappresentano segnali per gli altri adepti. Ad esempio il dentrufut, il rito del dentifricio, serve appunto a segnalare che nella casa c'è qualcuno esterno alla setta (TU!). Il gironet, un rito consistente nell'affiancare un parcheggio tra due altre autovetture e continuare per circa otto-dieci minuti a fare manovre senza senso per poi andarsene, indica un luogo magico che gli appartenenti alla setta non possono occupare mentre la gente normale sì.
Se vivi con loro avrai notato anche il parlafuff, ovvero il continuo cianciare durante una partita di calcio alla televisione. Questo rito serve per attirare l'attenzione sulla setta. Sembra fallimentare ma talvolta alcuni eletti vengono distratti e non le ignorano come la gente comune.
Esistono migliaia di questi riti. Ti cito ancora il sciop, vagare per negozi senza avere un obiettivo preciso. Riconosci gli appartenenti alla setta dal loro continuo incuriosirsi per qualsiasi prodotto e dal susseguente uscire dal negozio senza aver comprato niente. In questo rito sono solitamente accompagnate da un ragazzo ignaro ed indispettito.
Quelli che non appartengono alla setta escono invece da casa per raggiungere il negozio, chiedono al primo commesso quello che vogliono, lo comprano e, una volta usciti dal negozio, non entrano in altri negozi ma tornano a casa (tempo circa 15 minuti).
Gli appartenenti a questa setta devono andare almeno una volta nella vita in pellegrinaggio a Morca. Se hai dei dubbi sulle ragazze che vivono con te osserva se compiono qualcuno di questi riti e guarda se nel diario hanno un adesivo della scuola di trial.
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Il consiglio di Geppo
Se una ragazza carina ti dice che vuole premere il tuo tubetto nel centro, aspetta un attimo a tirar fuori la storia di Morca. Chiedile prima cosa intende.

15 giugno 2006

Ne ho solo più due...


di post della Didona intendo... li sfrutto in questi periodi di stanca creativa...
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La decadenza. Non solo morale, ma adesso anche fisica. Si, sento l’età che avanza, e questo mi mette in crisi. Ma ci pensate qualche volta, a come passa in fretta il tempo? Che magari solo un mese fa, o un anno fa, o tre anni fa, o dieci anni fa, facevate questo e quello e vi sembra ieri e invece è passata un’eternità? Sembra ieri che andavo alle Medie, sembra ieri il Liceo, sembra ieri che mi sono iscritta all’Univeristà (ricordo reso indelibile da un mio approcio poco gentile col maniglione antipanico della Segreteria su cui non mi dilungherò), sembra ieri che mi sono laureata tra il plauso generale, sembra ieri che ho conosciuto il Busca (e invece stiamo già insieme da più di cinque anni..cribbio!)…

Ebbene, eccomi, dopo aver toccato l’apice (più o meno tra Dicembre 2004 e Gennaio 2005, non l’ho deciso per motivi partcolari di studio, lavoro o sentimentali ma perché se non ricordo male in quel periodo si colloca la mia più colossale piomba di tutti i tempi a seguito della quale pretendevo, nonostante gli scongiuri del Busca, di dormire nel suo bagno tra il cesso e il bidet, usando come cuscino uno scapino del Lucio), incontrovertibilmente nella fase di decadenza, anzi di picchiata (tipo Colorado Boat ma senza Prezzemolo né schizzi di acqua).

Ecco gli indizi precipui del mio declino fisico: ho una ruga ammonitrice sulla fronte, non riesco più a mangiare un’intera confezione di Cornetti Algida senza stare male, a momenti morivo dopo sei minuti di cammino verso l’Alpe Jattal, e quindi non mi resta ch attendere con area sofferente che la forza di gravità cominci a far vedere i suoi effetti devastanti sul mio fisico.

Mi sento vicina alla scadenza e per di più con la consapevolezza di non aver realizzato i 10 progetti che mi ero prefissa di raggiungere entro i 25 anni (ed è grave visto che – e questa la copio da una battuta di Friends- di anni ne ho 25 e 21 mesi. Ed è ancora più grave visto che molte di queste cose sono acquisite dal 99% delle ragazze a 15 anni):

1-imparare a camminare con i tacchi
2-imparare a truccarmi
3-trovare un bel lavoro soddisfacente
4-scrivere un libro
5-imparare a cucinare
6-andare in America a fare l’originale vacanza tra Maine e Massachusetts, dal titolo "sulle tracce della signora in Giallo"
7-imparare a giocare a scacchi
8-imparare a distinguere i vini con raffinatezza
9-dare il mio contributo a rendere il mondo più giusto, vivibile e felice (ero una bambina ambiziosa e illusa)
10-farmi portare in vacanza dal mio moroso anche quest’anno (va be’ Busca, forse questa è un po’ pilotata)

Dunque ora ditemi: anche voi a volte vi sentite già vecchi o siete tra quei fortunati che il tempo gli scivola addosso come acqua fresca e si sentono sempre realizzati e tutto gli va sempre dritto? Oppure siete tra gli ottimisti per i quali il tempo che passa è portatore di saggezza, maturità, equilibrio ecc. (ebbene sappiate che andate solo verso la vecchiaia!!)
Per favore fatemi uscire dall’ennesimo tunnel in cui mi sono cacciata. Anche a scarpate.
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...io non mi sento vecchio...

14 giugno 2006

Level up!

La mia febbre da videogioco di ruolo mi ha portato a vivere la mia esistenza come un personaggio in continua evoluzione che apprende nuove abilità vivendo. Oggi, valutando il prezzo di un portagomma in ottone, sono passato al livello 19 e ho imparato l'abilità "Invoca Spongebob".
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Ecco la mia scheda completa:
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Name : Busca
Race : Trees Elf
Alignment : Chaotic Good
Level : 19
Total EXP : 1829
HP : 78/90
MP : 14/14
Ability :
Photography **--------
Electric Bass ***-------
Astronomy *---------
General Knowledge **--------
English *---------
Gossip ----------
Engineering **--------
Invoke Spongebob *---------
Football *---------
Humour **--------
Research & Dev. ----------
Sex *---------
Reading *---------
Writing ----------
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Non posso che migliorare, se leggo per qualche settimana "novella 2000" e "Di più" posso arrivare al livello 1 di Gossip!

13 giugno 2006

I consigli alla Didona (3)

La mia Piccettina mi aiuta con i suoi post (migliori dei miei) nei momenti di crisi creativa che stranamente coincidono con avvenimenti tipo mondiali di calcio...

Dopo il grande successo dei miei primi sfoghi pubblici vi darò in pasto tutti gli altri piccoli, grandi tormenti della mia vita. Ridete di me.

Continua la crisi del ventisettesimo anno e parallela ad essa la mia accurata autoindagine psicologica sulle tracce della mia inadeguatezza. Perché, nonostante i miei (pochi?) sforzi rimango sempre, imperterrita, negli anni, un vero disastro? Un capolavoro di goffaggine? Tutto quello che tocco, e soprattutto che indosso, si rovina, deteriora, macchia, sgualcisce, strappa, sdrucisce, sfilaccia…?. Gli esempi non si contano, ma vi dirò del più recente, che mi ha profondamente segnato. Acquisto, incautamente e impulsivamente, come il migliore Busca mi ha insegnato a fare, due paia di Jeans in un negozio di abiti per giovani trendy della Bassa Valle, sacrificando così parte non trascurabile del mio modesto assegno di ricerca mensile (si, sono tirchia anch’io, dicono…). Sono soddisfatta in particolare per il mio nuovo paio di Jeans dalla linea morbida che si allargano sotto, con tutte le cuciture che tagliano obliquamente il pantalone e i profilini rossi. D’accordo, forse a pensarci bene, dietro non mi vestono perfettamente, sarà colpa del sedere a lecca lecca (per la definizione ci tengo sempre a ringraziare l’ing. Marco Peroni, che la coniò, peraltro per contrapporla a quella di sedere a chupa chupa, attribuibile ad una fanciulla con ben altri argomenti fisici)…Però sono belli, e li indosso con soddisfazione. Una volta. Perchè la seconda volta c’è già lei: la famigerata macchia, per l’occasione anche doppia. Esame alla luce nitida del mattino: due belle macchie, simmetriche, nella parte appena sotto il sedere o all’inizio della gambe, dal sospetto color oro, due strisce…cresce il presentimento che si fa sempre più forte in me..., si proprio loro, le tipiche macchie dell’imbecille che si siede su una sbarra/ringhiera arrugginita…la RUGGINE! Noo..non può esser vero…Ora tutti quelli che tra di voi, (come me) sono autentiche autorità in fatto di macchie e smacchiatori, i seguaci della religione del Viavà, sapranno che di macchie temibili ce ne sono tante, ma l’unica veramente inestirpabile, è lei, la ruggine. Comincia il doloroso percorso in un crescendo di ansia: semplice ed inutile lavaggio in lavatrice, poi a mano. Niente miracolo. Tentativi col Viavà. Fallimentari. Con poltiglia di sale e limone (che scolorisce e deteriora il tessuto circostante ma non sposta di un millimetro la macchia). Patetico. Da casalinga frustrata che legge le rubriche di consigli delle riviste femminili (un assaggio del mio futuro). Ora da voi vorrei che, lasciati perdere eventuali consigli su improbabili soluzioni smacchianti, mi diceste: è normale che questi episodi abbiano frequenza praticamente quotidiana? Sono solamente goffa o c’è dietro una patologia seria? E ditemi: continuo ad indossare i pantaloni incriminati con finta disinvoltura, li tingo di verde pistacchio per depistare, ci lego in vita un maglioncino anche in Agosto, smetto di comprare vestiti e mi vesto solo con i ruvidi sacchi di iuta della posta aerea (mio padre lavora in posta, magari me li può procurare)?
Grazie.
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P.S.: comunque sono sempre fortunella. Per potermi permettere di indossare comunque i pantaloni macchiati e al contempo distrarre l’attenzione dal sedere a lecca lecca di cui sopra, gli stilisti mi sono venuti incontro proponendo per l’estate 2005-2006 una vasta gamma di camicie e casacche lunghe e coprenti…Camicia aperta o casacca…o tutte e due? La vanità è donna.

12 giugno 2006

Un obiettivo preciso (2)

Oggi ho cominciato il mio percorso verso il Nobel. Ho deciso di vincerlo in fisica e quindi ho iniziato col reperire materiale, stamparlo e leggerlo. Visto che le basi della fisica le ho già studiate ho pensato di studiare le materie che non avevo inserito nel piano di studio quando seguivo i corsi all'università.Così ho letto un pezzo del primo capitolo di "Theoretical and Experimental Modal Analysis" di Maia, Silva, He, Lieven, Lin, Skingle, To, Urgueira. Ovviamente la cosa che più mi ha colpito, dopo il cognome "To", è il fatto che la mia attenzione, a due anni dal termine degli studi, dura dai tre ai cinque minuti.Devo allenarmi. La materia è ostica ed il libro è in inglese eppure c'è gente meno in gamba di me che l'ha letto e l'ha capito, quindi posso farcela. Per ora si parla di masse che rimbalzano su e giù a causa di qualcosa che le spinge su molle ed ammortizzatori. Il mio cervello, associandolo immediatamente al sesso, si è distratto ed ha reso inutile il quarto d'ora precedente e la prima giornata di studio è stata un fallimento.Sfogliando il libro ho notato che parla SOLO di masse che rimbalzano, quindi devo affrettarmi a studiarlo e finirlo o diventerò un maniaco sessuale (più di quanto non lo sia già). Può darsi che serva a qualcosa sapere come rimbalzano le cose, altrimenti non si metterebbero in otto a scrivere un libro su quello.

11 giugno 2006

Gli acquisti impulsivi del Busca (1)

Volevo una stampante fotografica per realizzare stampe di qualità fatte in casa spendendo uno sproposito in carta ed inchiostri. Cosa volete, sono fatto così, non mi piace pagare uno per fare la seconda cosa più bella della fotografia dopo lo scatto. Così, visto che la mia stupenda Didona voleva farmi un bel regalo di compleanno, ho colto la palla al balzo ed unendo i nostri sforzi ci siamo comprati una sboronissima Hp Photosmart 8750.
E' grande come mezza lavatrice e probabilmente sfrutterò il 10% delle sue capacità, però mi tiene compagnia con la sua simpatica presenza ed il suo design aggressivo. Siccome non ho ancora il monitor bilanciato come si deve, quando cicco la stampa di un A4 piango cinque minuti per il costo dell'errore e la spengo per un'oretta.
Quando stamperò l'A3+ con carta Hp Premium Plus Photo Satin dovrò accendere un mutuo, ma dopo i circa 5 giorni necessari per l'asciugamento della stampa potrò finalmente vantarmi al bar con gli amici. Tranne con Cek, che non è più mio amico perchè non mi manda la sua foto da mettere sul blog.

10 giugno 2006

I consigli del sabato alla Didona (2)

Il mio difficile percorso di completa integrazione valsesiana (impostomi per motivi misteriosi dal Busca, che evidentemente accetta a fatica le mie origini pugliesi), partito in anni ormai remoti e non sospetti con l’attenta degustazione della toma, proseguito con la comprensione del dialetto e lo studio delle abitudini valsesiane, si avvia alla sua fase matura (in questo ventisettesimo anno, l’anno della crisi), in attesa del traguardo, che il Busca ha fissato nell’acquisizione degli scapini (che voi credete si posano comprare e a basta e invece a quanto pare presuppongono un percorso mentale e psichico complesso). Per ora siamo nella fase miacce.
Premessa. Io adoro le miacce, se mi capita le mangio a sei a sei con avidità e truculenza. Ma farle è un’altra cosa, soprattutto per Miss Disastro in cucina, soprattutto se da esse dipende il proseguio del percorso di integrazione completa cui si accennava.
Tutto è cominciato con un regalo di compleanno: il ferro per le miacce (io avrei preferito una maglietta, un orologio, un libro, un CD, una borsetta, una collina di brillanti, tutt’al più anche il Game Boy Advance o una Barbie ).
Un regalo che era un messaggio esplicito e non aggirabile. Un fallimento poteva essere il colpo di grazia per la mia già difficile situazione psicologica…
E invece oggi, a mesi di distanza, dico: “Grazie, Busca”.
Non essendo difficile come la ricetta del tacchino ripieno, infatti la miaccia non mi ha dato problemi, anche se sostengo che il peso dell’aggeggio sia eccessivo e alla trentesima miaccia comincio a piagnucolare. Insomma pare che anche questa fase stia per concludersi felicemente.Tutti i miei timori erano infondati. La miaccia non fa più paura alla timorosa Didona, che all’inizio aveva scongiurato e pianto perché le venisse concesse l’alternativa di potersi integrare migliorando la tecnica di sci, apprendendo tutte le specie di funghi (inutile: lo schizzinosissimo Busca non li mangia), imparando il puncetto, specializzandomi nella morra per appassionanti sfide in alta valle. E invece era solo Miacce e scapini. Scapini e miacce. Ora mi sento vicina la traguardo, e forse questo mi aiuterà a vincere anche la crisi del ventisettesimo anno. Ora niente mi può più fermare… Tranne una cosa: imparare a fare la polenta come nella migliore tradizione valsesiana. Ma non ditelo al Busca…Il mio compleanno è abbastanza vicino.

09 giugno 2006

Geppo risponde (1)

Vi lascio al mio collaboratore del venerdì per le risposte ai vostri quesiti che ritiene più interessanti. Questa settimana ha scelto il messaggio di Ceruti-Marzullo.
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Domanda
La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?
Yangus Ceruti, Scopa (VC)
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Risposta del Prof. Geppo
I più distratti di voi potrebbero pensare che si tratti di una domanda di stampo filosofico, in realtà la risposta è una razionale banalità. Innanzitutto le due cose non si escludono a vicenda poichè ipoteticamente la vita potrebbe essere un sogno ed essa stessa, essendolo, potrebbe aiutarsi nel migliorarsi. Peccato però che la vita non sia un sogno poichè sappiamo tutti che, come ci insegnano migliaia di cartoni animati, quando si sogna se ti dai un pizzicotto non ti dovrebbe fare male, mentre poco fa per testare questa teoria mi sono provocato dolore. Questo significa che in questo momento io non sto sognando, altrimenti non proverei dolore per il pizzicotto. La prima parte della domanda è quindi generalmente falsa poichè lo è nel mio caso. Potrebbe essere vera soggettivamente, in particolare le persone affette da analgia congenita ovvero quelle persone insensibili al dolore fisico per disturbi del sistema nervoso. Essi facendosi un pizzicotto non proverebbero dolore e non sarebbe possibile scoprire se la loro vita fosse veramente un sogno oppure no. Rimane il fatto che un'affermazione vera soltanto per alcune categorie non può esserlo in assoluto, quindi la risposta alla prima parte è "NO".
Per la seconda parte la faccenda è più complessa. Bisognerebbe capire se il nostro amico Ceruti intenda il sogno come fase del sonno o come desiderio o ambizione di vita. Nel primo caso vi sono varie scuole di pensiero. Il famoso sogno erotico adolescenziale, ad esempio, è un caso di apparente miglioramento della vita ma in realtà è l'opposto. Per due motivi. Dormi ma stai sognando di essere ancora al pub dove eri prima di rincasare, quindi sogni di flirtare con la ragazza che ti fissava al bancone, di portarla a casa tua e di fare all'amore. Primo motivo: la mattina ti svegli convinto di tutte queste cose e fai delle figure di cacca irrimediabili con questa persona, che non ti parlerà mai più e quindi la tua vita subirà un teorico peggioramento almeno nel campo sentimentale-sessuale. Secondo motivo: la mattina ti accorgi di avere avuto un chiaro episodio di polluzione notturna con tutti i disagi igienici del caso.
Se Ceruti intende invece il sogno come ambizione la risposta è diversa e dipende dal tipo di sogno e di persona. Se il sogno è banale e facile, una volta realizzato porta una immediata felicità ovviamente seguita però da noia e malessere (sentirsi arrivati e senza nuovi stimoli) e si ha quindi un peggioramento. Se il sogno è troppo difficile si ha invece l'effetto opposto. L'ansia di raggiungere l'obiettivo ci tormenterà per tutta la vita e per quella dei nostri figli su cui scaricheremo i nostri fallimenti.
Concludendo la tua domanda è malposta, ma è prevedibile da uno che abita in località Molino Nuovo. Avresti dovuto chiedermi:"Visto che la vita non può essere un sogno poichè in questo momento un pizzicotto mi sta provocando dolore, è forse possibile che uno specifico sogno, inteso come ambizione, nè troppo facile nè troppo difficile da realizzare, un sogno medio insomma, possa in taluni casi portare un miglioramento nella vita di una persona?" e io ti avrei quindi risposto:"Dipende".
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Il consiglio del Prof. Geppo
Se la polluzione notturna ti capita prima delle due di notte, alzati e pulisciti. Se capita dopo, lascia stare e svegliati la mattina dopo con le lenzuola croccanti.

08 giugno 2006

Le avventure del piccolo Mignotti (5)

Il piccolo Mignotti si è innamorato. Il fascino della piccola Berta, la bambina che a scuola siede nel banco di fronte al suo, lo ha rapito da giorni. Berta Falispa mette i pantaloni a vita bassa con il tanga a vita alta, ride senza motivo ed è, per fare un giro di parole, una baldraccona di basso borgo.
Mignotti le regala fiori, origami e musicassette con compilation calcolate ad hoc e lei risponde sempre con malcelate metafore sessuali che l'inesperto mignotti non riesce a cogliere. Berta ha 11 anni ed un curriculum di esperienze di una trentacinquenne ninfomane. Mignotti ha 10 anni (compiuti da poco) ed il curriculum di esperienze del Busca a vent'anni.
Fatto sta che la Falispa ha già limonato con i suoi compagni Paolo Polenghi, Frollo de Meneghini detto "Parappa the rapper", Bruno Orso detto "Mani di fata" e Giorgio Napolitano detto "Il presidente". Mignotti si rode di gelosia ma è talmente affranto al punto che non riesce nemmeno a combinare uno dei suoi scherzetti ai suoi rivali in amore.Mercoledì prossimo c'è la gita alle grotte di Toirano ed il piccolo Mignotti è riuscito ad aggiudicarsi il posto in Pullman di fianco all'amata scambiandolo con "Il presidente" per il n°1 di Tex appartenente a suo padre. Ha già preparato una poesia da dedicare a Berta sul passo del Turchino e ha messo da parte tutti i suoi vestiti più belli per fare bella figura. Ha persino pulito e messo da parte le sue scarpe da ginnastica preferite, così quando le indosserà ed attaccherà i due strap di velcro formando una "X" sarà un vero superfico.
Adesso sta andando a comprarsi la gommina per pettinarsi i capelli a spazzola.

07 giugno 2006

I consigli alla Didona (2)


Io e la didona abbiamo i bioritmi invertiti: quando io sono smorto e apatico, lei è iperattiva e creativa mentre quando lei è iperattiva e creativa io sono smorto e apatico. Tutto questo per dire che anche il blog di oggi è a cura della mia collaboratrice preferita, visto che io ho sempre meno idee ed i suoi post hanno molto più successo dei miei...
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La crisi del ventisettesimo anno a volte mi prostra completamente. Perché mi rendo conto che in un mondo dove le donne si conquistano a fatica spazi sempre più ampi di successo, responsabilità, riconoscimento collettivo, io sono un freno, una palla al piede per la categoria, ancora impantanata nei peggiori cliché maschilisti…E sapete perché? Perché, lo riconosco: sono un’imbranata. Posseggo, e me ne vergogno infinitamente, quella tara, discriminativamente attribuita alle donne, legata alla guida. Io, quasi solo io (ormai), la confermo, costituendo terreno fertile per le malignità dei detrattori delle donne al volante.
Ora, lo so, la guarigione dalla mia crisi passa anche di qui: aumentare l’autostima acquistando abilità al volante. Vi esporrò i miei principali problemi di guida. Sottoponetemi i vostri consigli per migliorarmi.
Premetto che il problema non è la guida in sé, che non mi da alcun problema, bensì alcuni insignificanti problemi di contorno.
1-IL PARCHEGGIO. L’incrollabile certezza che se si chiama paraurti un perché ci sarà mi aiuta nel concludere felicemente i parcheggi più difficili, ma mi pone al contempo, talvolta, problemi etici.
Del famigerato parcheggio ad esse per fortuna in Valsesia si può fare a meno (a tal proposito un ringraziamento particolare a mio padre per avermi svegliato, ai tempi della scuola guida, la domenica mattina alle sette per torturarmi facendomi percorrere più volte via Vittorio Veneto a Borgosesia a uno allora per farmi provare tutti i parcheggi ad esse possibili).
2-IL SORPASSO. Giammai, a meno che non si tratti di Apecross. A meno che l’Apecross non sia truccato.
3-LA RETROMARCIA. Per motivi misteriosi il concetto stesso di retro mi è ostile, la coordinazione (perfetta in tutti gli altri ambiti) si annulla. Destra e sinista, sterzo e controsterzo si confondono. Però con un adeguato training autogeno preventivo ho imparato a cavarmela.
4-GLI SPAZI STRETTI. Ovvero il garage. Già il mio è piccolo e da un parte da su un muro che rende difficoltose le manovre anche ai più abili. I miei due primi tentativi furono così fallimentari che si è scelto di preferire lasciare che la mia macchina trascorra all’addiaccio i freddi inverni valsesiani. (Dai umiliamoci del tutto: la prima volta, col basculante a metà, sentivo strani scricchiolii sospetti e allarmanti che ho poi scoperto cosa esser solo di fronte all’antenna frisee, la seconda volta ho favorito lo scambio di colore tra fiancata e ingresso).
5-LA BENZINA ALL’AUTOMATICO. Dico di amare il vizio e di voler essere servita. In realtà l’automatico mi intimidisce. Una volta mi sono sporcata di benzina. Ho temuto l’epilogo con torcia umana.
6-L’EPISODIO SFORTUNATO. Quello che capita a tutti almeno una volta nella vita. Quello che, in alcuni casi, ti condanna per sempre agli occhi tuoi e degli altri. La macchia indelebile. Quello che da quel giorno mia mamma, -soprannominta comunque da sempre Fifa-blu-di- tutto-ciò-che-ha-ruote-e-motore e non guidante-, se ne sta al mio fianco con un immotivato sguardo terreo attaccata alla maniglia sopra il finestrino come una scimmia al ramo. E’ forse stata colpa mia se mentre aspettavo il pullman per Vercelli tenendo il naso sul cellulare impegnata a mandare messaggini è passato l’autobus per Vallemosso e io come una fessa ci sono salita e un po’ dopo la Guardella ho pensato toh che strana deviazione. Cretina! E’ colpa mia se già provata da questo episodio, scampata all’ autostop con vecchio da aria bavosa, con assoluta necessità e fretta di andare all’Università, e stanca morta per motivi che non vi sto a dire, sono finita, (peraltro a bassa velocità perché sono prudente) in una risaia di Quinto Vercellese. Sarebbe potuto capitare a chiunque.
In conclusione: sono un caso così grave? C’è rimedio? Sono perduta per sempre? Posso io, ex (prima della crisi) ragazza emancipata, sveglia, in gamba, persino sicura di sé, con le mie imperdonabili lacune, frenare l’assalto delle donne al mondo degli uomini? E comunque questo assalto al mondo degli uomini non potevamo farlo in carrozza, in deltaplano, coi pattini a rotelle o chessoio con un comodissimo treno Eurostar?
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L'epilogo torcia umana mi ha fatto veramente ridere...